lunedì 6 luglio 2009

SMS_arte contemporanea - di Stefano Monti

Come ogni mattina, seduto al tavolo di cucina, bevo il cappuccino e leggo la posta, circa trenta e-mail di cui forse 6 o 7 interessanti (triste media), tra queste l’invito ad una mostra di arte contemporanea. Bella grafica, tutte le informazioni, titolo, artista, curatore, luogo, indirizzo, ora e comunicato stampa sintetico ed “accattivante”, tutto in 1.2 MB, non male! Memorizzo la data sul mio IPhone (fra 3 giorni).

Arrivo in bicicletta, parcheggio comodamente, sono le 20.00, ci sono già una quarantina di persone, ma ne stanno arrivando altre. Entro, testo in italiano e inglese e piantina con il percorso, le opere e le didascalie; utile. Comincio ad osservare le opere, prima stanza, foto, installazione, sonoro, mi offrono da bere - grazie - e qualcosa da mangiare. La mostra sembra interessante, vado nella seconda stanza, mi soffermo su un video, incontro due amici, parliamo della mostra, sono entusiasti, mi presentano un amico, parliamo del mio lavoro e del loro, scambio l’indirizzo e-mail con un altro amico che non vedevo da un pò. Continuo a vedere la mostra, guardo l’orologio, sono le 21, però, non credo di essere mai stato così tanto in una galleria d’arte, senza annoiarmi, ho bisogno di una sigaretta, vado nel cortile, dotato di posto a sedere, posacenere e persone con cui dialogare, altro bicchiere di vino e qualcosa da mangiare.

Mentre sto uscendo la mia attenzione va verso un altro foglio ciclostilato intitolato SMS_arte contemporanea, lo prendo, lo piego e lo metto in tasca, e comincio a fumare parlando con un’altra persona; bella mostra! Tanta gente forse un centinaio di persone, artisti, curatori, professori universitari, qualche collezionista… 21.45, però! Riprendo la mia bicicletta e torno a casa.

Riguardo il testo della mostra, la cartolina, proprio interessante questo artista e questo “SMS_arte contemporanea”. Un invito ad inviare un SMS con il proprio nome, e-mail e il nome della galleria (sigla) e un numero, 3 o 5, che sono gli euro che potrei donare. Con 5 mi verrebbe inviato un braccialetto in silicone, che veramente avevo notato, ma senza approfondire. Perché no! Ho trascorso due ore, ho praticamente cenato, ho incontrato amici ed ho conosciuto due nuove persone interessanti, ho visto una mostra di un giovane artista piuttosto bravo, mi sembra che almeno un “biglietto di ringraziamento” potrei proprio inviarlo alla galleria. Mi è venuto in mente questo biglietto bianco che usava e usa mio padre, sul fronte il nome della famiglia e sul retro la possibilità di scrivere qualcosa a mano ed allegarlo ad un mazzo di fiori o ad una scatola di cioccolatini, per ringraziare, il giorno dopo una splendida festa, cena o… Ma siamo nel 2009 e un SMS mi sembra una bella idea, certo non diventeranno ricchi, cinque euro per cento persone (cento SMS di donazione, mi sembra troppo ottimistico) significa cinquecento euro, forse si pagheranno vino e cibo e braccialetto, non so! Quindi credo che sia più un gesto per dire grazie, ci sono, bravi, e dare un piccolissimo contributo. Why not!

martedì 2 giugno 2009

Recensione di Teknemedia su Vladimir Nikolic / VOICE-OVER

Dal mercoledì 29 aprile 2009
al domenica 14 giugno 2009

Orari: 
mar/ven h. 14.00/20.00; sab/dom/lun su appuntamento
Gli artisti correlati Vladimir Nikolic
Curatori Emanuele Guidi
A cura di Emanuele Guidi

La nt art gallery è lieta di presentare la prima personale Italiana di Vladimir Nikolic, che aprirà il 29 Aprile 2009.
La mostra raccoglie la produzione più recente dell’artista Serbo, che consiste in una serie di quattro opere il cui ordine cronologico è reso esplicito nelle conversazioni di due cronisti immaginari, che li interpretano in una sorta di commento televisivo. Dichiarando le referenze alle estetiche di certi movimenti artistici del ventesimo scorso, Nikolic mette in scena situazioni che svelano, problematizzano e si interrogano su questa eredità in qualche modo inevitabile. Site-Specific (2009), Performance (2009) e Sculpture (2009) sono, infatti, i generi che danno il nome a tre dei lavori realizzati. Il primo è la foto di paesaggio di montagna che - come scopriamo dall’audio che la commenta – è il risultato di una performance estenuante, in cui apparentemente l´artista ha modificato il paesaggio originario spostando una grande quantità di neve da un punto ad un altro. Gli ultimi due sono video in bianco e nero che documentano le attività di studio dell’artista: performances private, in cui la riuscita o il fallimento dell’esercizio non sembrano essere importanti. Azioni semplici ed eroiche diventano in questo modo un pretesto per scatenare una discussione sull’arte contemporanea tra i due commentatori. I dialoghi, scritti dallo stesso Nikolic, svelano una sorta di dibattito interno che mette in luce le complessità ed i dilemmi legati alla produzione di un’opera. Tutte le domande sollevate, siano esse personali o generali, tendono a rimanere senza risposta, ma riescono comunque a tracciare una struttura narrativa accattivante che guida la visione dello spettatore. Quasi a fare da contrappunto, Abstract Video (2009), il quarto video della serie, non ha audio ed il pubblico è lasciato di fronte alla costruzione di immagini raffiguranti geometrie bidimensionali. Un’estetica altamente riconoscibile, sebbene nuova e casuale, che genera continuamente nuove associazioni e referenze in un loop ossessivo da cui non sembra esserci via d’uscita. 

opening 29.04.09 ore 19.30

nt art gallery – nuova sede
via michelino 33 
40127 Bologna
T +39 331 6435085
Skype: ntartgallery

lunedì 1 giugno 2009

Recensione di Exibart su Vladimir Nikolic / VOICE-OVER


fino al 14.VI.2009
Vladimir Nikolic
Bologna, NT Art Gallery

Ironia, auto-ironia e tautologia. Per creare un cortocircuito fra arte, critica e storia dell’arte. Un discorso serio e intelligente, che guarda al passato per parlare del presente. Rubando gli strumenti ai diversi “addetti ai lavori”...


pubblicato venerdì 29 maggio 2009

Vladimir Nikolic (Belgrado, 1974) si muove con disinvoltura fra le citazioni che scomoda per smantellare ogni tentativo di categorizzazione del proprio lavoro. Aveva iniziato col chiarire che la sua nazionalità non lo obbligava a incentrare la propria opera sul tema della guerra o su quel folklore che l'Occidente ama legare all’Est Europa, così ha assoldato una “piangitrice” montenegrina professionista per rendere omaggio alla tomba di Duchamp. E il Pompidou lo aggiunge subito alle proprie collezioni. 
Con la stessa arguzia mista a profondità approda per la prima mostra in Italia, con alcuni recenti lavori che funzionano come pretesti e spunti, in un allestimento curato e pulito, dove anche la scelta di monitor vintage è funzionale alla messinscena. 
L’art star system è un bersaglio spesso preso di mira; più raramente è colpito con la stessa efficacia. La continua denigrazione di se stesso, il perenne riferimento alla noia, l’incessante serie di disperati tentativi di etichettare il suo lavoro vengono portati avanti da due finti critici, che diventano i veri protagonisti dei video/performance che fingono di decifrare, facendo sorridere ma soprattutto riflettere. 
Vladimir Nikolic - Land Art - 2009 - installazione - courtesy NT Art Gallery, Bologna
Si fa subito la conoscenza di Mark e mr Q (due giovani attori inglesi, il cui accento impeccabile accentua l’ostentata serietà e seriosità dei discorsi e delle critiche che affrontano), la cui voce accompagna e descrive la maggior parte delle opere, utilizzando tutti gli stereotipi della critica d'arte contemporanea. La presunta operazione di Land Art, durante la quale l’artista sta spostando ingenti quantità di neve su un lato di una montagna è negata dalla staticità della fotografia. Ma ciò non è sufficiente a placare le dispute, che si ripetono nella coppia di video successiva, in cui l’artista ricrea le tipiche azioni “inutili” e titaniche delle performance degli anni ’70. 
Infine, si lascia uno spiraglio alla necessità di creare forme; l’audio è abolito e viene lasciato al visitatore il compito di narratori di questo tableau abstract, in cui l’artista sposta sagome di cartone, realizzando quadri tra il Suprematismo e i primi esperimenti della psicologia della Gestalt, fino ad ammiccare a una croce rossa che ricorda quella presente in tanti lavori di Beyus. Ed è a questo punto che ci si chiede se l’interpretazione è corretta oppure se siamo anche noi caduti in trappola, diventando l’ennesimo mr/miss Marc della situazione. 
Vladimir Nikolic - Painting - 2009 - video - 13’32’’ - courtesy NT Art Gallery, Bologna
Chi invece risulta sicuro di quel che sta facendo sono indubbiamente Nicolic e la galleria che lo ospita, che con questa mostra e con la parallela programmazione, che accoglie le ricerche di artisti giovanissimi, stanno dando una boccata d'aria fresca alla stagnante situazione che ultimamente affligge la città. 

marianita santarossa
mostra visitata il 20 maggio 2009


dal 29 aprile al 14 giugno 2009
Vladimir Nikolic - Voice over
a cura di Emanele Guidi
NT Art Gallery
Via Michelino, 33 - 40127 Bologna
Orario: da martedì a venerdì ore 14-20; sabato, domenica e lunedì su appuntamento
Ingresso libero
Info: mob. +39 3316435085; info@ntartgallery.comwww.ntartgallery.com


[exibart]

mercoledì 27 maggio 2009

Vladimir Nikolic / VOICE-OVER

Intervista a Vladimir Nikolic
A cura di Emanuele Guidi


Vorrei focalizzare l’attenzione sul primo dialogo di Land Art in cui l’interlocutore, che sembra l’ospite di un programma televisivo o radiofonico parla di te (l'artista in questione), come di un artista che ha prodotto la sua ultima opera nel 2004. Un’opera, Death Anniversary, in cui tu hai ingaggiato una “piangitrice” professionista montenegrina per comporre e intonare un canto di cordoglio a Marcel Duchamp. Insieme, vi siete recati a Rouen, per onorarne la tomba. Dopo quattro anni hai elaborato una serie di opere in cui l'eredità di una certa scena concettuale è ancora molto forte. Tuttavia ho l'impressione che questi riferimenti non siano un modo di pagare un tributo a quei personaggi e a quei movimenti artistici...
Durante gli anni ‘90 e all’inizio del 2000, essere un artista dei Balcani significava nella maggior parte dei casi produrre opere investigando la realtà geopolitica, il passato comunista, il crescente nazionalismo, la guerra, le vittime, i sensi di colpa, ecc. Significava inoltre portare prove esotiche di anti-modernismo, tracce del patrimonio locale e dei costumi tradizionali, che sono tuttora reperibili nei paesi balcanici. Tutto ciò tendeva ad impostare un discorso sulla realtà locale con toni estremamente realistici. L’arte in questo caso era secondaria. Penso che si trattasse del risultato comune tra gli stereotipi che l’occidente aveva del mondo esterno, e della conseguente risposta degli artisti di area balcanica che hanno sfruttato l'opportunità di creare una carriera internazionale alimentando questi stereotipi. In questo senso Death Anniversary era il tentativo di ricostruire una situazione contraddittoria: nello stesso museo dove era possibile solitamente vedere i quadri di Mondrian, i ready-made di Duchamp o un’opera di Minimal Art, all’improvviso compariva la documentazione della macellazione degli agnelli e dei polli durante feste religiose in alcuni paesi dei Balcani o del Medio Oriente. Questo secondo me era mettere insieme le cose sbagliate nel posto sbagliato, ed è quello che ho cercato di riprodurre in occasione di Death Anniversary. Quanto può essere assurdo pagare una donna per piangere su una tomba che riporta un tale epitaffio: “Anyway, it’s always other people who die”? Quanto può risultare stridente associare un rituale pre-moderno al più apprezzato e riconosciuto rappresentante dell’arte contemporanea? Una piangitrice sulla tomba di Duchamp era l’ossimoro perfetto. Per come la vedo io, lo stesso genere di contraddizione si creava quando l’arte contemporanea balcanica veniva esposta in un museo o in una galleria occidentale. Ma questo era nel passato, altre parti del mondo sono attualmente quello che erano i 'Balcani', e ora finalmente si può parlare in generale di questioni estetiche, senza l’onere della provenienza geografica. Nei nuovi lavori, l'eredità della scena concettuale è intervenuta in seguito ad un incidente iniziale. Al momento possiedo una videocamera pessima e rivedendo i risultati delle prime riprese mi sembravano orribili. Quindi ho deciso di impostare la modalità in bianco e nero e il risultato mi è apparso migliore. Non ho voluto nascondere questo particolare e la rivelazione sta nel passaggio in cui Mark dice: "... forse non poteva permettersi una telecamera decente". L'immagine era ancora brutta, ma questa “bruttezza” è stata storicamente accettata dall’estetica - non si discute della qualità di produzione delle opere degli anni ‘70. Così, ho adeguato l’intento artistico alle penose condizioni tecniche. Penso che abbia funzionato, perché i dialoghi sono incentrati sul punto in cui i personaggi iniziano a discutere delle problematiche dell’arte contemporanea ed è interessante osservare la diatriba con gli occhi del passato. Immaginate due persone che dagli anni ’70 rivolgono uno sguardo al futuro, a ciò che accade oggi nell’arte contemporanea. Credo che sarebbero molto deluse, come lo sono io, e talvolta mi sembra di appartenere più al passato che non al presente. Quindi, forse, nella mie opere dopo tutto potrebbe esserci una sorta di tributo a quegli artisti e a quei movimenti.
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venerdì 27 febbraio 2009

TRANSMISSION #1: FILIPPO PIRINI

Il secondo evento transmission #1 che si è tenuto il 25 febbraio 09 alle ore 22 ha visto come protagonista l’installazione live di FILIPPO PIRINI, “Volante”.
Transmission #1 è stata un’esperienza unica, tre “presenze volanti” che solo nell’arco della sera del 25 febbraio hanno volato tra gli ospiti negli spazi della galleria.






















giovedì 19 febbraio 2009

THE WORD IS YOURS

THE WORD IS YOURS =è un laboratorio produttivo che pone le sue ricerchenelle mani dei principali attori del mondo dell'arte contemporanea perrendere il discorso partecipato e in continua evoluzione. The Word is Yours si propone di sviluppare una riflessione sulla questione socio-comunicativa dell'arte. Lo scopo complessivo dell'intero progetto, che si articola nel tempo inpiù tappe, è capire quanto il proliferare del discorso sull'arte, o aconseguenza della stessa, influisce sulla natura della praticaartistica. Quanto questo discorso può avvicinare o allontanare ilpubblico dalla piena fruizione dell'opera.
THEWORDISYOURS.ORG è il macroprogetto contenente le idee e i progetti realizzati grazie a contributi multidisciplinari maaccomunati dalla condivisione delle premesse teoriche esposte sopra. Si propone come uno scanner opportuno per creare una panoramicaeloquente sull'arte contemporanea, sui discorsi che la definiscono esui modi delle proprie mutazioni. Da punti di vista diversi, percorreed esplora gli spazi d'intersecazione nella pratica e la teoriaartistica, fra l'arte e il più vasto sistema mediatico, nel confrontocon i linguaggi della società attuale, dell'immagine e del marketing,della tecnologia, come pure del discorso erudito della filosofia edella scienza.
ONLINE SHOW è la nuova fase progetto offre agli artisti la possibilità di lavorareliberamente sul tema "arte e linguaggio" creando un'opera specifica perl'home page del sito internet. L'attenzione si concentra, volta pervolta, sul processo della semiosi, sull'analisi sintattica odifferentemente sugli aspetti salienti di significati e significanti,che individuati come oggetto d'indagine passano al vaglio dellarielaborazione artistica.
L'evento che apre il ciclo degli ONLINE SHOW di THEWORDISYOURS.ORG
è la mostra personale di MARCO STRAPPATO - ESTRATTO #3 – HOSSEIN PENSA CHE...
L'esposizione occupa una pagina del sito internet del progetto a cui se ne affianca
un'altra che riporta il testo di un'intervista tra l'artista e il curatore Claudio Musso.
Il video presentato utilizza la logica della selezione, applicata attraverso il
prelievo di un "estratto" dal film Sotto gli ulivi (1994) di Abbas Kiarostami.
L'attenzione si concentra sulla conversazione, sulle parole pronunciate dai
personaggi che, scritte in forma di sottotitoli, usurpano il posto delle immagini.
L'opera potrà essere visitata dal 22 gennaio al 26 febbraio, ma rimarràconservatain un archivio contenuto nel sito alla pagina CALENDAR.http://www.thewordisyours.org




Drill Down presenta Damiano Colacito: 3 thoughts

Drill Down_01 presenta damiano colacito_3 Thoughts

A cura di Stefano Monti e Anais Prebel Nuicci.

nt art gallery

Nuova sede: via Michelino, 33  IT 40127 Bologna

T +39 3316435085  Skype: ntartgallery

info@ntartgallery.com  www.ntartgallery.com

Inaugurazione: 18/02/09 alle ore 19.30

Periodo: da mercoledì 18 Febbraio 2009 a domenica 22 Febbraio 2009

Drill Down, alla lettera, significa perforazione del terreno, del suolo, dal verbo to drill: trapanare, perforare, sondare. Questo è ciò che avviene, a livello metaforico, anche nel linguaggio informatico, da cui il titolo della rassegna prende a prestito il termine. La Drill Down Technology è infatti una tecnica che permette la visualizzazione o la ricerca di informazioni gerarchizzate. Ed è seguendo lo stesso principio che la rassegna Drill Down si propone di presentare progetti artistici che meritano di essere fruiti con un grado maggiore di specificità rispetto a quello che le consuete mostre permettono. Si tratta sempre di un’esposizione ristretta di opere che necessitano di essere isolate dal contesto dell’esibizione per poterne evidenziare al meglio le caratteristiche, con un maggior livello di dettaglio, approfondendone la riflessione secondo l’andamento a cascata del Drill Down.

Drill Down_01 inaugura mercoledì 18 febbraio alle ore 19.30 con damiano colacito_3 Thoughts, progetto che prevede l’esposizione di due video e la rappresentazione di un atto performativo di durata variabile.

La ricerca artistica di Damiano Colacito presenta molte e diverse sfaccettature, in grado di rimandarci ad altrettante riflessioni. Numerose sono le domande che istintivamente l’opera di quest’artista ci pone, o meglio ci sottopone, ma costituzionalmente tutte ci conducono al punto cardine, al nodo centrale e formale dell’opera, al concetto stesso di percezione della realtà.

La performance intitolata 90° Minuto raccoglie l’intento didattico dei video, approfondendone sia gli aspetti concettuali che sperimentali. L’ambiente tipico del bar di paese è ricreato e siamo invitati ad assistere sedendoci ad un tavolino, infilandoci le cuffie e osservando la tv. Siamo di fronte ad una partita. Una tipica partita. Di tanto in tanto, casualmente, la sigla della celebre trasmissione “90° minuto” ci riporta all’immaginario calcistico, alle domeniche pomeriggio, alle serate di campionato, all’aggregazione sociale di stampo sportivo.

L’artista, presente ma nascosto, visibile ma non troppo, si mette in gioco a tutti gli effetti. Colacito ci mostra uno spiraglio di realtà duplice e duplicata, in cui la sua persona fisica seduta sulla sua sedia, di fronte al suo pc appoggiato sulla sua scrivania, con indosso le proprie cuffie e propri abiti – il tutto trasportato e ricreato fedelmente in galleria – si metterà a giocare una partita in modalità multiplayer a Battlefield 2142. Questa modalità permette a più persone contemporaneamente di giocare allo stesso videogame nello stesso momento utilizzando diversi terminali collegati fra loro in internet. In questo caso il giocatore non si trova da solo davanti ad una macchina, ma interagisce per mezzo di questa, e della relativa tecnologia, con altri giocatori, fisicamente lontani fra loro e dislocati in luoghi geografici diversi. Come in un gioco di specchi che si riflettono fra loro all’infinito, questo atto performativo è in grado di moltiplicare le realtà percettive per innumerevoli volte. Ogni giocatore si trova fisicamente in un luogo, davanti al suo pc, e contemporaneamente in un altro, nella realtà del gioco. Due mezze presenze per ognuno, due vite simultanee, due realtà interagenti fra loro e con l’esterno sia fisico che virtuale. Il numero di variabili in grado di modificare le realtà ha la possibilità di incrementarsi in modo esponenziale. Colacito ci  fornisce la sua visione soggettiva, la diretta straniante che permette all’osservatore di vedere ciò che il giocatore vede, di fare ciò che il giocatore fa, ma senza avere la padronanza dell’azione, senza poterla dirigere né comandare. Le nostre percezioni vengono sostituite ex novo con quelle di un’altra persona, rendendo la partecipazione passiva e attiva nello stesso momento, sbilanciando la nostra capacità cognitiva a favore dell’immersività della realtà altrui.

Si tratta di assistere ad una partita, in diretta, fra due squadre – due clan, composti ognuno di dieci persone – che si sfidano. La metafora calcistica è distorta, ma rispettata, e la guerra diviene solo pretesto di dialogo fra i giocatori, motivo di aggregazione e comunione empatica fra persone. Perché l’atto performativo non risulti falsato, nessuno dei partecipanti alle tre sessioni di gioco sa di essere ripreso, registrato o ascoltato da terze parti, in modo che la spontaneità del linguaggio e la sincerità dell’atto sia pressoché totale.

Damiano Colacito è nato nel 1973 ad Atri (Teramo); vive e lavora fra Bologna e Pescara.

In occasione di questo evento la galleria rimarrà eccezionalmente aperta anche sabato e domenica dalle 14.00 alla 20.00

SPECIAL GUEST nella performance 90° Minuto

Xjao clan